Articolo a cura di Gabriela La Spina

Il 2024 sarà ricordato dalla Marina Militare Italiana come l’annus mirabilis. Infatti, le attività condotte negli ultimi mesi non sono mai state così tante e diversificate e in teatri molto diversi fra loro. Consistente è l’impiego di risorse, con numerose unità navali (circa 40), così come la partecipazione degli uomini e delle donne appartenenti a questa forza armata, che hanno dato prova di professionalità, capacità operativa e resilienza.

Le unità navali sono state impegnate in attività di addestramento con le Marine Militari dei Paesi alleati, ma anche in missioni internazionali. Tra queste vale la pena di ricordare quelle strategicamente più rilevanti, ovvero: l’operazione Gabinia condotta da nave Borsini, nel golfo di Guinea; le missioni europee Irini (nave Bettica), Atalanta (nave Martinengo) e Aspides (nave Doria) – di quest’ultima, l’Italia detiene il comando tattico nello stretto di Bab el Mandeb – e nel Mar Rosso. Infine, l’operazione Mediterraneo Sicuro (sono circa 10 le unità impiegate). In aggiunta a ciò, rientrano nel raggio d’azione della Marina anche il giro del mondo della nave scuola Amerigo Vespucci e le attività del Cavour Carrier Strike inviato nel quadrante geografico dell’Indo-Pacifico.

Dopo aver messo a fuoco il framework operativo, cerchiamo di comprendere attraverso questa breve ma puntuale analisi in quale scenario marittimo e internazionale la Marina è chiamata a operare. Iniziamo a veleggiare sul veliero invidiato da tutte le Marine del mondo: l’Amerigo Vespucci, attualmente impegnato nel viaggio iniziato l’anno scorso e che si concluderà nel 2025. La nave scuola sta navigando in lungo e in largo per i cinque continenti, lungo la rotta già tracciata, e farà scalo in 30 porti, riuscendo a far visita a circa 28 Paesi. Nel corso di questa traversata, alla tradizionale attività di addestramento degli allievi ufficiali, è stata affiancata quella di promuovere il Made in Italy, presentando le eccellenze della manifattura nazionale. Più in generale, l’Amerigo Vespucci fungerà da punto di incontro, condivisione, confronto e promozione delle eccellenze del patrimonio culturale, artistico, storico ed economico italiano.

Procediamo e, anche se con l’immaginazione, saliamo a bordo di uno degli otto sommergibili in dotazione alla Marina (classe Todaro) e, come si dice in questi casi nel gergo tecnico, portiamoci a quota periscopio. A questo punto individueremmo sicuramente il gruppo aeronavale guidato dalla portaerei Cavour, che dal 1° giugno 2024 è stato inviato nel quadrante dell’Indo-Pacifico per una campagna di addestramento. Il Cavour Carrier Strike è composto dalla fregata Alpino (unità FREMM, classe Bergamini) e dal pattugliatore polivalente d’altura Montecuccoli (PPA) oltre che da numerosi velivoli in dotazione all’Aeronautica Militare Italiana.

Durante l’attività di addestramento, la Marina italiana ha operato con le Marine alleate della NATO, in particolar modo, con il gruppo portaerei della Marina statunitense dislocato nel Pacifico, l’Abraham Lincoln Carrier Strike Group, scortato dai cacciatorpediniere USS Spruance, Franke e Petersen. In tale occasione, il contrammiraglio Giancarlo Ciappina, comandante del gruppo aeronavale italiano, ha dichiarato: “È stata una grande opportunità di operare con l’alleato americano, l’attività in mare ha rappresentato un’ulteriore occasione per addestrarci in operazioni Multi Carrier Generations, a riprova della interoperabilità ormai consolidata dalle Marine alleate di lavorare insieme”. Comunque, bisogna ricordare che per il Cavour Carrier Strike si tratta del suo primo dislocamento nella regione Indo-Pacifica. Inoltre, il 7 giugno 2024, subito dopo l’attraversamento del canale di Suez, il gruppo italiano ha interagito con un altro gruppo aeronavale statunitense, quello guidato dalla portaerei Eisenhower.

La presenza italiana nel quadrante dell’Indo-Pacifico ha suscitato grande interesse, perché si tratta di un’azione assai lontana dalle coste italiane e anche dal Mediterraneo allargato, zona di riferimento per l’azione della Marina, impegnata costantemente nella difesa degli interessi nazionali e nella messa in sicurezza del cluster marittimo. La Marina, con l’invio del Cavour Carrier Strike nel sud-est asiatico, ha dimostrato di saper operare in luoghi lontani, mostrando significative capacità operative. Inoltre, si tratta del primo dispiegamento di una portaerei di un Paese membro dell’Unione Europea.

Così come sottolineato dal Capo di Stato Maggiore della Marina, ammiraglio Enrico Credendino, in occasione della Conférence Navale de Paris: “Il Cavour Carrier Strike Group è lo strumento più versatile e flessibile per proiettare potenza e influenza su scala globale, oltre ad offrire un’ampia gamma di opzioni di intervento al decisore politico. Oggi risulta fondamentale controllare il mare e mantenere aperte le linee di comunicazione marittime”.

Durante la campagna operativa, che ha visto il gruppo italiano operare per quasi cinque mesi consecutivi, Nave Cavour ha sostato in una decina di porti nei quali sono state svolte azioni di naval diplomacy e di promozione del Made in Italy, proprio come sta facendo il Vespucci. Dunque, bisogna rilevare che la presenza italiana nelle acque dell’Indo-Pacifico risulta caratterizzata da due elementi: il primo è quello della cooperazione militare con le Marine dell’Alleanza Atlantica, ma anche con le Marine dei Paesi visitati. Il secondo è quello della promozione della filiera produttiva italiana nel suo complesso.

Tra tutti i Paesi visitati dal gruppo aeronavale italiano, due più di altri assumono una rilevanza primaria. Il primo è l’Australia, dove l’Italia ha partecipato per la prima volta all’esercitazione Pitch Black, che ha cadenza biennale e coinvolge circa 20 Paesi. In questo contesto internazionale, la presenza italiana è risultata tra le più numerose, grazie anche alla presenza dell’Aeronautica, che ha partecipato con velivoli F-35, Eurofighter, KC 767 e aerei con funzione di sorveglianza.

L’altro scalo di particolare rilevanza strategica compiuto da nave Cavour è quello in Giappone, ormai partner strategico dell’Italia grazie all’accordo siglato nel 2022 tra Roma, Tokyo e Londra per sviluppare congiuntamente un caccia di sesta generazione. Si tratta di un programma noto come GCAP (Global Combat Air Programme). La presenza dell’ammiraglia della flotta militare italiana nella base navale giapponese di Yokosuka, sede della VII flotta USA, sancisce un significativo passo in avanti nelle relazioni italo-giapponesi. L’ambasciatore italiano a Tokyo, Gianluigi Benedetti, ha dichiarato in un’intervista al The Japan Times: “Ha inizio una nuova era, quella tra Italia e Giappone, che si estende a molti ambiti di collaborazione, tra cui sicurezza economica, scienza, industria, diplomazia e difesa”.

Passiamo, infine, ad analizzare la presenza della Marina Italiana con la lente d’ingrandimento della politica estera. La Marina, con la sua consolidata azione di naval diplomacy, si configura come un sofisticato strumento di foreign policy. Tale impegno risulta particolarmente utile in un momento storico carico di sfide e pericoli come quello attuale e risponde alle esigenze dell’attuale esecutivo, che dimostra una particolare attenzione per la proiezione internazionale del Paese. Nell’azione di Palazzo Chigi, più che in altri momenti, emerge la precisa volontà di sorprendere gli alleati, ma anche e soprattutto i non alleati. In un contesto internazionale in rapido mutamento e privo delle rassicuranti certezze del recente passato, l’Italia sembra essersi finalmente dotata di una buona dose di Realpolitik.

Dalla fine della Seconda guerra mondiale, il Paese ha costruito le propria politica estera attorno a tre cerchi concentrici: Atlantismo, Europeismo e attenzione al Mediterraneo. Solo in rari casi, Roma si è discostata da questi tre ancoraggi. Alessio Patalano, professore del Department of War Studies del King’s College di Londra, in una recente intervista per la rivista Formiche osserva che spesso le cancellerie in Europa considerano l’impegno nella regione dell’Indo-Pacifico come superfluo e insostenibile per le loro forze armate a causa delle ristrettezze di spesa. Ecco perché – secondo Patalano – la missione italiana nel sud-est asiatico ha una valenza particolarmente da almeno tre punti di vista.

In primis, dispiegare la nave ammiraglia della flotta italiana in una regione così lontana dalle acque nazionali viene visto come un cambio di passo che presuppone un passaggio dalla visione più ristretta del Mediterraneo allargato a quella di un Mediterraneo globale. In secondo luogo, l’Italia intende ricercare interazioni strategiche di più ampio respiro con alcuni partner della regione come, per esempio, quella con il Giappone. In ultimo, la campagna di addestramento indo-pacifica ha permesso alla Marina Italiana di affinare le proprie capacità, in particolare, quelle riferite alla componente aerea di quinta generazione imbarcata. Infatti, l’Italia è il terzo Paese al mondo, oltre a Stati Uniti e Regno Unito, a impiegare l’F35 un caccia multiruolo con capacità stealth in configurazione a decollo verticale.

In conclusione, la presenza del Cavour Carrier Strike nella regione indo-pacifica testimonia che il sud-est asiatico rappresenta un quadrante geografico ormai rilevante per l’Italia perché offre significative opportunità in termini economici e di commercio, ma anche sul piano della sicurezza e della cooperazione. Ci sono però dei rischi. L’iniziativa intrapresa da Roma con l’invio di nave Cavour non dovrebbe infatti configurarsi come un evento eccezionale. Bisogna che l’Italia sviluppi una strategia indo-pacifica, in cui coniugare diplomazia, economia, soft power, sicurezza e difesa. In altre parole, si tratterebbe di costruire un quarto cerchio concentrico di foreign policy, da affiancare ai tre già esistenti, con l’obiettivo rendere il nostro Paese un attore europeo con una presenza costante in questo scacchiere.

Roma, grazie alle sue capacità culturali e commerciali nonché all’esperienza derivante da una lunga e nobile tradizione marinara, è in grado di contribuire alla stabilità della regione, garantendo sicurezza e libertà di navigazione in quelle acque così lontane, ma altrettanto rilevanti per gli interessi dell’Italia che, nonostante le tante difficoltà, resta una media potenza regionale con interessi globali.

Foto: marina.difesa.it

Fonti e approfondimenti

E. Rossi, Ecco la roadmap italiana per l’Indo-Pacifico, Formiche, 31 ottobre 2024;

N. V. Stellini, Ordine marittimo globale. Ecco cosa porta il Cavour (e la Nato) nell’Indo-Pacifico, Formiche, 31 agosto 2024;

P. Mauri, Nave Cavour in Giappone. L’Italia alla conquista del Pacifico, InsideOver, 23 agosto 2024;

Marina Militare Italiana, Evento Multi-Large Deck Event bilaterale tra i Carrier Strike Group italiano e statunitense in Indo-Pacifico, Notiziario della Marina, 12 agosto 2024;

ISPI, Ripensare il concetto italiano di “Mediterraneo Allargato”, 11 giugno 2024;

L. Peruzzi, L’IT CSG con la portaerei Cavour salpa per la campagna operativa nell’Indo-Pacifico, Analisi Difesa, 3 giugno 2024;

A. Marrone, Nave Cavour e la strategia italiana per l’Indo-Pacifico, Rivista Italiana di Difesa, 5 aprile 2023.

L’autore

Gabriele La Spina, dottore magistrale in internazionalizzazione delle relazioni commerciali, ha conseguito un master in sicurezza economica, geopolitica e intelligence presso la SIOI di Roma. Junior analyst presso l’unità di Public Advisory di Invitalia, è stato assegnista di ricerca presso il Politecnico di Milano nel team di Energy & Strategy. Analista geopolitico specializzato in sicurezza e difesa, guarda con particolare interesse al dominio marittimo, oltre alle questioni di rilevanza strategica nazionale. Redige regolarmente analisi per alcuni centri studio, tra cui AMIStaDeS e ItalyUntold.